Alessandro Brondi - Web site

Commento

 

Il Circuito Off Road Cup Gran Prix Wintex 2004 dopo la tappa di Bardonecchia ritorna in Piemonte, con l’appuntamento di Bernezzo, provincia di Cuneo, per l’undicesima edizione della Rampignado, ormai un classico appuntamento per i granfondisti di tutto il Nord Italia.

Con la conferma per il terzo anno consecutivo nel circuito Windex la manifestazione ha definitivamente allargato i confini della partecipazione a tutto il bacino di utenza della mtb italiana richiamando nel piccolo centro della Val Grana anche i big della specialità.

Confermato per oltre il 90% il percorso dello scorso anno che aveva entusiasmato e raccolto unanimi consensi fra i partecipanti: l’unica modifica riguardava la lunghezza del tracciato, portato a 61.5 Km per fregiarsi dell’appellativo di marathon secondo i canoni federali. Ad un modesto aumento del chilometraggio faceva eco una piccola riduzione del dislivello complessivo (circa 100 m.) che riguardava l’impegnativa salita finale verso Le Funse, in questa edizione più lunga come chilometraggio ma più agevole come pendenza, grazie alla presenza di un paio di chilometri quasi pianeggianti a metà del suo sviluppo.

Praticamente inalterata la prima parte del percorso, l’anello di circa 40 km che costituiva anche il percorso ridotto per cicloturisti ed agonisti che “si accontentavano” di 900 m. di dislivello. I partecipanti al percorso marathon al primo passaggio di Bernezzo, invece di piegare verso il traguardo, dovevano attraversare il paese ed intraprendere la lunga ascesa verso la cima Coppi di giornata e portare i metri di dislivello percorsi a quota 1620.

Bernezzo aveva accolto i corridori con una stupenda giornata di sole sin dal primo mattino, dapprima con una temperatura abbastanza fresca, poi riscaldatasi nel corso delle ore: condizioni veramente ideali per pedalare in sella alla propria mtb ad una quota che variava dai 575 m. di Bernezzo ai quasi 1300 della località Le Funse.

La mia prima partecipazione alla Rampignado risale al 1995, l’indimenticabile seconda edizione della manifestazione: 64 km, oltre 2000 metri di dislivello, una pioggia torrenziale e oltre 6 ore per portarla a termine. Unico comune denominatore a tutte le edizioni il centro della manifestazione: la Piazza Martiri della Libertà a Bernezzo. Una sistemazione logistica particolarmente azzeccata e funzionale: numerosi e comodi parcheggi, un grande tendone utilizzato dapprima dagli addetti alla fase di iscrizione, verifica tessere e distribuzione dei pacchi gara e dopo l’arrivo per l’atteso pasta party.

Ottimamente organizzate e di conseguenza rapidissime le operazioni di iscrizione: verifica delle tessere da parte dei giudici federali, noleggio del chip winning-time per coloro che ne erano sprovvisti (solo per gli agonisti) e distribuzione del pacco gara, costituito da un thermos in acciaio inossidabile completo di custodia, una confezione sempre gradita di funghi secchi, marmellata, borraccia e integratori e ovviamente il buono per il pasta party.

Molto curato anche l’aspetto dell’assistenza meccanica, sempre molto gradito dai corridori che possono accusare un contrattempo meccanico sulle sempre più sofisticate mtb, grazie ad una postazione in zona partenza e ad un secondo punto di assistenza dislocato nel paese di Monterosso Grana dopo circa 20 km di gara, nel punto geograficamente più lontano da Bernezzo.

La fase di accesso alle griglie, ampie e perfettamente dimensionate per il numero dei partecipanti, crea un pochino di coda a causa della volontà contemporanea di ingresso di tutti i corridori, ma, magicamente, pochi minuti prima delle 9.30, tutti gli atleti sono schierati nella griglia di appartenenza e Paolo Degiovanni organizzatore e per l’occasione anche speaker della manifestazione può decretare la partenza della gara con puntualità svizzera.

Il gruppo, come consuetudine, si lancia subito a una media vicina ai 50 km/h sulla strada statale in direzione Caraglio e successivamente Vallera, dove, abbandonato il comodo asfalto iniziava il primo strappo della giornata che portava al Colle S.Matteo. Si tratta di una strada sterrata subito molto ripida ma sufficientemente larga per il gruppo ancora compatto di bikers che potevano salire, ognuno con il proprio ritmo, senza creare fastidio ai concorrenti più veloci che volevano rimontare. In meno di cinque chilometri, si percorrevano quasi 500 m. di dislivello, percorrendo tratti vicino al 15% di pendenza. Raggiunta la sommità del colle la pendenza si invertiva e subito iniziava una veloce discesa dapprima del bosco, poi su strada sterrata più larga.

Ma improvvisamente gli addetti cominciavano ad avvertire i concorrenti di fare attenzione a causa della presenza di un ostacolo sul percorso. Penso ad un’automobile o qualcosa di simile, poi dietro una curva due persone ci costringono quasi a fermarci: incredibile la sorpresa di trovare un grosso albero tagliato alla base con una motosega e fatto cadere sulla carreggiata ostruendola completamente. Occorre quasi inginocchiarsi e inclinare la bici per riuscire a passare dalla parte opposta.

Pensare che nella ricognizione effettuata dagli organizzatori verso le 7 della mattina il percorso era del tutto sgombro e quindi si è trattato nei confronti della corsa di un vero e proprio atto di sabotaggio da parte di un irresponsabile che avrebbe potuto causare conseguenza ben gravi a coloro che guidavano in quel momento la corsa, anche perché posizionato in discesa dietro una curva…

Superato lo stupore si rientrava nel bosco dove occorreva percorrere un ripidissimo tratto su terra battuta smossa prima di raggiungere il fondovalle e dirigersi verso il paese di Monterosso Grana, dove si attraversava il torrente che dà nome alla valle.

Iniziava un lungo tratto immerso nel bosco, prevalentemente in single-track dove si alternavano aspre salite e relative discese; raggiunta la frazione Cortese si rientrava nel bosco per percorre un ripidissimo chilometro che costringeva la maggior parte dei corridori a scendere di sella e iniziare a spingere.

La successiva discesa portava nuovamente sul fondovalle per una decina di chilometri su strada asfaltata intervallata da alcuni tratti sterrati. Attraversato Valgrana e nuovamente Vallera un tratto di stretto single-track nel bosco riportava a Bernezzo e pochi metri sopra la zona di arrivo era posizionato il bivio tra i due percorsi.

Scegliendo la marathon dopo alcune centinaia di metri iniziava la salita più impegnativa della giornata che porta a Le Funse-Cippo Diego Basano posto a oltre 1230 m. di altitudine. Una salita di oltre 12 km inizialmente molto ripida, poi, dopo un tratto asfaltato al termine del quale era posto il quarto (e a mio avviso più importante) ristoro, un tratto più dolce di circa 3 km consentiva di recuperare qualche energia, per gli ultimi nuovamente impegnativi chilometri di salita che alla fine sembrava non finire mai.

Importante è stato amministrare le forze nella prima parte del percorso e nel lungo tratto pianeggiante, evitando di usare rapportoni per agganciarsi al treno di coloro che percorrevano il percorso di 40 km e che quindi vicini all’arrivo davano fondo alle loro risorse. Sprecare energie in questa fase avrebbe avuto gravi conseguenze sulla salita finale…

Giunti in cima restava quindi la bellissima discesa finale, circa 8 km nel bosco, con passaggi ripidi sul terreno compattato da un temporale nei giorni precedenti, ma mai fangoso: occorreva solo prestare attenzione ad alcune radici scivolose, mantenere la concentrazione e volare verso il traguardo…

L’ultimo chilometro obbligava a ripercorre lo stretto sentierino del bosco che veniva percorso al termine del percorso medio e i primi concorrenti della marathon hanno incontrato alcuni concorrenti della 40 km, costringendoli a chiedere strada, ma la bellezza del tratto percorso a mio avviso giustifica la scelta degli organizzatori e non ha influito comunque più di tanto sulla classifica finale.

Ritorno all’argomento ristori: veramente numerosi, dai cosidetti punti acqua ai ristori veri e propri ne ho contati ben cinque e tutti dotati di bevande e alimenti solidi, presidiati da numeroso personale disponibile e rifornire in corsa anche coloro che non volevano fermarsi. Negli ultimi due ristori gli addetti si sono anche improvvisati infermieri per aiutare concorrenti a volte stanchi e prede di crampi. Inoltre subito dopo l’arrivo era disponibile un ulteriore ristoro di cibi solidi e liquidi.

Come l’anno scorso il tracciato di gara era segnalato benissimo, grazie a grandi frecce gialle e nere non mi risulta che nemmeno un concorrente abbia commesso errori di percorso.

Ben 150 addetti alla sicurezza hanno vegliato sulla salute dei concorrenti, lungo le discese si incontravano molto frequentemente persone con il giubbotto rosso fosforescente, che vigilavano discretamente e nei punti più impegnativi segnalavano a voce ai corridori di fare attenzione.

La Rampignado inoltre è diventata un avvenimento per tutti gli abitanti della valle e attraversando i centri abitati un numeroso pubblico incitava i concorrenti, anche coloro che faticavano a centro gruppo e nelle retrovie.

Comode anche le docce, dislocate sia nel palasport (due locali per gli uomini e uno per le donne) che presso il campo sportivo: gradevolmente calde e poco affollate.

Ottimo il pasta-party, un vero e proprio pranzo: pastasciutta al sugo Rampignado (alla salsiccia), una lattina di birra o bibita, prosciutto, salame, formaggio o salsiccia alla griglia, frutta e dolce. Un pochino di coda, ma smaltita velocemente, numerosi posti a sedere, sempre al coperto o per chi desiderava al sole

Veloce pure per l’esposizione delle classifiche e nell’attesa delle premiazioni spettacolo di bike-trial. Numerosi i biker premiati anche con premi a sorteggio di ottimo valore, per accontentare anche coloro che non si piazzano nelle prime posizioni e non posso aspirare ad entrare nei primi 5 di categoria.

Quindi anche per quest’anno voglio porgere i miei complimenti a tutta l’organizzazione, veramente impeccabile sotto tutti gli aspetti e di riferimento per chiunque decida di organizzare una granfondo in mtb.